lunedì 18 aprile 2011

Dio è conoscibile?


Dio è forse una delle invenzioni migliori dell'essere umano. 

Se ci pensiamo bene, la paura dall'ignoto, del domani, dei cataclismi naturali e di tutto quello non siamo in grado di controllare ci domina. 
Ancora oggi, con tutta la nostra scienza, non siamo ovviamente in grado di controllare ciò che minaccia la nostra esistenza.
Certo che se ci fosse un creatore, un signore del creato..... 
Beh, le cose cambiano.
Intanto, se esiste un Dio, allora tutto ha un senso: quello attribuito al creatore al suo creato.
Per esempio, a che serve un'orologio a cucù? A segnare le ore!!! E quindi, tutti i suoi ingranaggi seguono invariabilmente questo compito. 
Non vanno a casaccio, non seguono capricci: tutto ha un ordine. 
Il fatto che ci sia un senso, è molto rassicurante: finché rimango nell'ordine, non mi può accadere nulla di male. 
Poi c'è sempre la speranza di capire quest'ordine, e quindi di conformarsi ad esso, traendone magari una maggiore prosperità (altrimenti...). 

In ogni caso, la mia esistenza non è inutile, ha un perché, e quindi un valore (poco o tanto che sia, non ha importanza).
Non solo vale per me, ma anche per gli altri, visto che sono parte dell'ordine: quindi mi debbono rispettare, indipendentemente da quello che sembro o faccio (che ne sanno loro dei propositi di Dio). 
Eppoi, posso sempre confidare nella bontà del creatore, per potermela cavare dai guai: posso cioè pregarlo, imbonirlo, ammansirlo.... 
Magari anche corromperlo!!! (Alla moda di certi politici...) 
Insomma, posso fare qualcosa!!! 
Mentre, se Dio non esiste, non c'è nulla da fare. Una bella sfiga!

Ammesso (e non concesso) che Dio esista, qual'è la cosa migliore da fare? 
Ovvio: cercare di conoscerlo, il meglio possibile! 
Nasce così la Religione (da re-legere: scegliere di nuovo; o da re-ligare: unire insieme).

Ma posso veramente conoscere e capire Dio?

Che uno creda alla creazione come descritta nella genesi o al Big-Bang, poco importa: il dato di fatto è che prima non c'era nulla. 
Addirittura, non ha senso dire "prima": non c'è nemmeno un "prima".
Questo almeno per noi..... Ma per Dio?
Beh, direi che l'unica cosa logica che si può affermare è che per Dio tempo e spazio non valgono, per lo meno per come li conosciamo noi. 
Dio ne deve per forza stare al di fuori, deve per forza esistere aldilà delle nostre dimensioni (nell'Aldilà, ovviamente).
Possiamo noi conoscerlo e capirlo? 
Stando alle premesse, assolutamente NO!!! 
Avete mai letto il libro "Flatland"? E' la storia di un popolo che vive in un'universo con solo due dimensioni di spazio e una di tempo. 
Per gli abitanti di un mondo siffatto, l'essere umano sarebbe assolutamente incomprensibile e inconcepibile. 
Mancando a loro la terza dimensione spaziale, come fai a descrivergliela? 
Al massimo, si può tentare di far intuire loro a livello concettuale la terza dimensione. 
Ma non potranno MAI essere in grado di percepirla. 
Essendo nati, vissuti, creati in un mondo bidimensionale, non hanno ovviamente organi per concepire la terza dimensione: non gli sono mai serviti!!
Allo stesso modo, spiegare loro com'è fatto l'essere umano sarebbe assurdo, oltre che impossibile. 
Altrettanto difficile sarebbe il tentativo di spiegar loro come funziona e come ragiona: in effetti, queste cose sono legatissime al nostro mondo e al nostro universo.
Lo stesso rapporto dovrebbe esserci tra noi e Dio. 
Che, alla fine, ci sarebbe solo intuibile, ma mai comprensibile. 
Tra l'altro, non sarebbe mai presente e tangibile nel nostro universo: essendo quest'ultimo una parte infinitesima del suo universo, è ovvio che non lo potrebbe contenere (al massimo, una parte infinitesima).
E, sempre ovviamente, non potremmo mai dimostrarne l'esistenza: essendo Egli al di fuori del nostro universo, non avremo mai gli strumenti per percepirlo. 
E quindi Dio è al di fuori di ogni dimostrazione e studio scientifico.
Non potendo andarlo a cercare, l'unico modo che abbiamo per intuirlo è quello che Egli ci si manifesti in qualche modo.  

Tra l'altro, pensate a un uomo che si manifesta in "Flatlandia": muovendosi nella terza dimensione può attraversare da una parte all'altra un muro (che è chiuso nelle due dimensioni ma non nella terza), può muoversi istantaneamente da un punto all'altro dell'universo (piegando il foglio), può manifestarsi in punti diversi del mondo e in modi diversi (provate a infilare il dito nel foglio ripiegato più volte). Può curare gli abitanti senza operarli (basta intervenire dalla terza dimensione) ecc..
Può, alla fine, compiere miracoli: esattamente come Dio......
Ammesso che esita, ovvio!!

3 commenti:

  1. Complimenti per il blog Red, i saggi sono pochi ma buoni. :)
    E poi capita proprio raramente leggere una opinione sulla religione, o, ancora peggio, sul Dio. E un argomento proibito, nei luoghi di ritrovo pubblici, per motivi anche validi. E cosi ci si ritrova a pensarci (se uno ha la propensione di Pensare:) ) in solitudine, senza poter scambiare le visioni a proposito con gli altri.
    Maturando un po di conoscenze sparse sulla storia umana, psicologia, e la scienza, anche io ho cominciato a riflettere sulla religione e sull'esistenza del Dio, e sono arrivata alle conclusioni molto simili ai tuoi. Essendo molto breve, credo che con l'aiuto di religione l'uomo si protegge dalle proprie paure (del morire, della casualità del proprio destino), e poi dà il senso al proprio esistere. Non dico di più, perchè tanto hai già detto queste cose qui tu.
    L'unica differenza è che non mi sono avanzata nelle ipotesi di un Dio in qualche sua forma al di fuori del Universo, ma ho accettato di passare dalla parte degli atei (provenendo dalla famiglia dei credenti :) ) in base a quello che conosco del mondo (fino alle prove contrarie.:) ). Pagando anche un prezzo caro, in quanto per essere coerente ammetto che non c'è nessuno lassù che bada al mio destino, e che con la mia morte per me finirà tutto. :-)

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  2. Cara Naty, per diversi motivi ho interrotto l'inserimento di altri post. Diciamo che il blog è in sospeso, ma non ancora morto. Grazie per i complimenti.
    Parlare di Dio a volte è come parlare di suicidio mentre si cammina di fianco ad un burrone: fa impressione e ci si sente attirati, ma lo si sfugge. E' anche difficile evitare i soliti stereotipi delle varie religioni, e cercare di rifletterci sopra serenamente. Ed è per questi motivi che l'argomento o è strapazzato o è lasciato in un cantuccio della mente, a prender polvere.
    La scelta di essere atei è logica per certi versi, ma molto dura. Sai benissimo (anche perché ti sei interessata di psicologia), che l'ateo la paga in termini di felicità e di speranza di vita.
    Ma secondo me, sia l'ateo che il fervente credente commettono un errore: quello di chiudere la porta al dubbio. Credo che il dubbio sia essenziale ad entrambi, perché li ammorbidisce e li rende meno caparbiamente certi di quello che credono di sapere.
    Ambedue, a loro modo, credono di sapere tutto. Ma non è così. Se credi in Dio, devi essere consapevole che è inconoscibile (come ho detto).
    Ma se non ci credi, quale certezza puoi avere della sua non esistenza? Non possiamo dire nulla su qualcosa che è al di fuori della nostra portata e la scienza, nell'ipotizzare molti universi e dimensioni, lascia un'enorme spazio a Dio per esistere. Se l'ateo appoggia le sue certezze sulla ragione (e per estensione sulla scienza), stante quanto sopra, non può abbandonare il dubbio, non credi?...

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  3. Mah,premesso che non posso definirmi credente in alcuna religione, credo che, almeno per me, la cosa più logica sia quella di credere che un Dio c'é.
    Credere che tutto si sia creato da solo per effetto di questo fantomatico big bang, a me lascia molto perplesso...

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